“Ci dovevano essere stati momenti in cui Daisy non era stata all’altezza dei suoi sogni – non per colpa sua, ma per la colossale vitalità della sua illusione”

Il Grande Gatsby

Per Gatsby il desiderio di far rivivere il passato si trasforma in una vera ossessione, una malattia che lo logora e gli impedisce la normalità, offuscandogli completamente la ragione. Non è Daisy il suo reale bisogno, ma il sogno, l’idea di lei, alla quale, come linfa vitale, non può rinunciare. Jay è vittima di una nostalgia illusoria, di una luce verde che, come un’infezione, gli circola nelle vene e lo uccide, a poco a poco. È il riflesso di uno specchio andato in frantumi. La labile delicatezza del sogno si scontra, senza pietà, con la brutalità della realtà, in un valzer infinito al quale nessuno può sottrarsi. Una giostra che non smette mai di girare.
Nick Carraway (Alessio Vassallo) è il narratore, da poco trasferitosi a West Egg, località fittizia di Long Island, è il vicino di casa – ma anche l’opposto – del reale protagonista del racconto. Personaggio eccentrico ed enigmatico, Jay Gatsby è un self made man, un uomo che si è fatto da sé in modo, tuttavia, piuttosto sospetto e losco. Su di lui e sul suo passato, infatti, sono molte le storie che si raccontano. La sola certezza, invece, risulta essere il suo presente fatto di lusso sfrenato e feste sfarzose, nonostante un carattere alquanto schivo e scostante. In verità, a Gatsby dei privilegi e di una quotidianità da benestante interessa davvero poco: il suo unico scopo è ritrovare una donna, la luce verde metafora delle speranze, degli inganni e delle illusioni del protagonista. Daisy Fay è il suo amore di gioventù, quello conosciuto prima di partire per la guerra, al quale ha giurato fedeltà eterna. Fedeltà che, però, la donna ha tradito sposando un famoso giocatore di polo, Tom Buchanan. Tuttavia, il trasferimento estivo di quest’ultima a East Egg, pseudonimo di Sands Point, sulla sponda opposta alla villa di Jay riaccende in lui vecchi sentimenti mai morti e lo tormenta al punto da tentare ogni mezzo per riconquistare l’amata. Il grande Gatsby, divenuto un cult della letteratura mondiale, seppur letto da una miriade di persone ed una miriade di volte, si presta, ogni volta, alle più svariate interpretazioni che si mantengono, però, sul filo conduttore dello scontro tra l’illusione edonistica di Gatsby e la cruda e cinica realtà di Tom. Ma man mano che si prosegue con la storia, la delusione, la disillusione della voce narrante si fanno sempre più palesi nelle parole che scrive. C’è l’amaro di un sogno finito, di una vittoria dello status sociale ai danni dei sentimenti, della sincerità. E della felicità. Nessuno riesce a realizzare ciò che davvero vorrebbe, nemmeno i personaggi che sembrano uscirne meglio. Cosa resta allora di tutta quella bellezza, di tutto quello sfarzo? Il fallimento del sogno americano, il singolo che crolla sotto la pressione delle aspirazioni della società. Tentare di ricreare il passato dimenticando il presente è pericoloso e Gatsby ne paga le conseguenze. Forse è una tendenza troppo forte nell’uomo: inseguire la felicità che si è assaporata una volta, senza rendersi conto che è un’azione già condannata al fallimento. Perché quando tutto il mondo avanza, voltarsi indietro e tendere la mano a ciò che si è perso ci rende bersagli da travolgere. E per noi non c’è più possibilità di salvezza.

odissea infinita

IL GRANDE GATSBY

Dal romanzo di F.S. FITZGERALD

Con ALESSIO VASSALLO

Musiche di ANTONIO BUCCI

Adattamento e Regia ALESSANDRA PIZZI